Yulia Antonovna lavorava da anni nella casa dei Grigoriev, Vladimir e Lyudmila. Un pomeriggio, mentre i padroni erano usciti e lei si prendeva una pausa vicino alla finestra, notò un ragazzino magro e vestito di stracci che camminava lungo la recinzione della loro proprietà.
«Forse ha fame,» pensò con compassione. Dopo aver controllato l’orologio, decise che i Grigoriev non sarebbero tornati presto e uscì in cortile.
«Come ti chiami?» chiese con dolcezza al bambino, che la guardò timido. «Vasya,» rispose con un filo di voce. «Vieni con me, ti offrirò una fetta di torta di mele appena sfornata.» Il bambino, affamato, accettò.
In cucina, Yulia gli mise davanti una generosa fetta di torta. «Che buona!» esclamò Vasya, ricordando con nostalgia le torte di sua madre. Quando le chiese della madre, il volto di Vasya si oscurò: «La cerco da tanto… è sparita.»
Proprio in quel momento, i Grigoriev rientrarono e rimasero sbalorditi nel vedere il piccolo. Vladimir si mostrò severo: «Chi hai portato qui, Yulia?»
Lei rispose calma: «Questo bambino è affamato e cerca sua madre, gli ho dato da mangiare.»
Vladimir protestò, ma Lyudmila, più gentile, si avvicinò a Vasya e lo invitò a raccontare la sua storia. Il bambino spiegò di vivere con un nonno cattivo, da cui era fuggito, mostrando una vecchia foto ingiallita dei suoi genitori.
Lyudmila la riconobbe subito: era la loro figlia Varya, scomparsa anni prima dopo essere fuggita con un uomo. Il cuore della coppia si riempì di speranza e dolore.
Decisero di accogliere Vasya nella loro casa, portandolo nella sua nuova stanza. Lyudmila spiegò al bambino che sua madre ora era con suo padre, lasciandolo impaurito ma confortato.
Col tempo, completata l’adozione, Vasya divenne parte della famiglia Grigoriev, trasformandosi da piccolo randagio affamato in un ragazzo amato, curato e sereno.
Yulia Antonovna sorrise, felice di aver cambiato per sempre la vita di quel bambino e dei suoi datori di lavoro.