«Come hai potuto permettere una cosa simile?!» La voce tagliente di Raisa Petrovna ruppe il silenzio della sera, rimbombando nell’appartamento. «Svetlana, ti rendi conto di quello che hai combinato?»
Svetlana restò immobile sulla soglia della cucina. Sua suocera era davanti al frigorifero spalancato, ispezionandone il contenuto con aria di disapprovazione.
«Dov’è la panna per la crema?» chiese, voltandosi di scatto. Negli occhi di Raisa brillava una chiara irritazione. «Domani è il compleanno di mio figlio e tu non l’hai comprata!»
«Mi dispiace, Raisa Petrovna… non ci ho pensato…» tentò di giustificarsi Svetlana.
«Non ci hai pensato!» la interruppe con tono aspro. «È sempre la stessa storia: dimentichi, non fai in tempo, non capisci la gravità delle cose! E adesso come facciamo la torta per Igor senza panna?»
Svetlana inspirò a fondo per non perdere la calma. Fuori, le prime gocce di pioggia cominciavano a scivolare sul vetro.
«Vestiti e vai subito al negozio!» ordinò la suocera. «Tra mezz’ora voglio la spesa qui.»
Il temporale, intanto, si faceva sempre più violento. Svetlana provò: «Forse possiamo aspettare domattina… fuori è un diluvio…»
«Niente attese!» ribatté Raisa. «Esci immediatamente!»
Con un sospiro rassegnato, Svetlana si avviò verso l’ingresso. Indossò un giacchetto sottile che non l’avrebbe protetta dalla pioggia: l’ombrello si era rotto una settimana prima. Afferrò chiavi e portafoglio.
«E fai presto!» urlò Raisa alle sue spalle. «Non ho tempo da perdere con le tue scenette!»
Appena uscì, l’acqua la investì come una secchiata gelida. La strada era un torrente di fango e pozzanghere. Il negozio aperto 24 ore distava un quarto d’ora a piedi, e ogni passo diventava più pesante. I vestiti le si incollavano addosso, i capelli grondavano.
Arrivata, trovò la panna in un attimo, pagò e riprese il cammino sotto la pioggia battente. Quando rientrò, gocciolava dalla testa ai piedi. Posò le scarpe fradicie e allungò il sacchetto a Raisa.
«Finalmente!» disse la suocera, strappandoglielo senza neppure un grazie. «Adesso posso preparare la crema. Vai a cambiarti e non sporcare in giro.»
Svetlana si rifugiò in camera, si cambiò e si infilò sotto le coperte. Sentiva il freddo penetrarle nelle ossa e un bruciore alla gola. Dal corridoio arrivava il tintinnio di stoviglie: Raisa stava preparando la torta.
La mattina dopo, Svetlana aveva la febbre alta, la gola in fiamme e un dolore che le pesava sul petto. Cercò di spiegare alla suocera che stava male.
«Che comodo!» sbuffò Raisa. «Proprio il giorno del compleanno di Igor. L’hai fatto apposta.»
Per tutta la giornata, mentre in casa si festeggiava, Svetlana restò chiusa in camera, ascoltando risate e brindisi che non erano per lei. Igor non entrò nemmeno a vedere come stesse. E Raisa non smise di punzecchiarla.
«Avresti potuto almeno tagliare l’insalata!» gridava. «Sei qui a fare la principessa mentre io faccio tutto.»
La malattia durò una settimana, accompagnata da continui rimproveri.
Quando finalmente tornò al lavoro, le critiche non cessarono, anzi:
«Ancora prodotti scadenti?» «Questo cibo è insipido. Igor è dimagrito, vedi? Non servi a niente.»
Svetlana sopportava in silenzio, sperando di evitare litigi. Igor fingeva di non vedere.
Finché una sera, mentre lavava i piatti, una ciotola economica le scivolò dalle mani e si ruppe.
«Ma che combini?!» urlò Raisa. «Hai due mani sinistre!»
«È stato un attimo…» mormorò lei.
«E domani cosa rompi, la casa intera? Basta! Prepara le tue cose e vattene!»
Svetlana rimase di sasso. Igor, chiamato dalla madre, entrò e, invece di difenderla, disse solo: «In effetti, ultimamente sei goffa.»
Fu il colpo di grazia. Svetlana prese il telefono e chiamò l’amica Vika: «Posso venire da te? Mi hanno cacciata di casa.»
Un mese dopo, il divorzio fu ufficiale. Igor non oppose resistenza.
Svetlana ricominciò da zero: studi, lavoro, nuovi progetti. Un anno dopo, viveva in un appartamento suo, pagato a rate ma frutto solo del suo impegno.
Finché, un sabato mattina, il campanello suonò. Aprì senza pensare — e si trovò davanti Raisa Petrovna, dimagrita, con un cappotto logoro e occhi smarriti.
«Svetochka… dobbiamo parlare. È per Igor: si è messo nei guai. Ci chiedono dieci milioni. Tu guadagni bene, potresti aiutarlo…»
Svetlana la fissò in silenzio. Poi, con voce calma: «Ricorda quando mi hai buttata fuori sotto la pioggia? Senza soldi, senza un posto dove andare?»
«Perché tirare fuori il passato?» tentò Raisa.
«Perché è da lì che ho imparato a badare a me stessa. E ora faccio lo stesso con i miei soldi e la mia vita. Igor è adulto: se la cavi da solo.»
E, aprendo la porta, concluse: «Non è cattiveria. È rispetto di me stessa.»
Chiuse con un clic, lasciando Raisa e il passato fuori per sempre.