Il telefono vibrò a lungo sul comodino, ma né l’uomo né la donna si svegliarono. Erano appena le sei del mattino.
La sera precedente Aleksej, prevedendo possibili “sorprese”, aveva silenziato entrambi i cellulari. Nonostante cercasse di convincersi che fosse stata solo una precauzione, un’ombra di inquietudine non lo abbandonava del tutto.
E infatti, le sue paure non erano infondate. Dopo vari tentativi falliti di chiamata, un’ora più tardi qualcuno iniziò a bussare con violenza alla porta di casa.
La prima a destarsi fu Jana. Si irrigidì, lanciando uno sguardo verso l’ingresso. I colpi si ripeterono, forti, secchi, tanto che nel silenzio ovattato di quel sabato mattina riecheggiavano come tuoni.
— Così sveglieranno tutto il condominio… — pensò Jana, spaventata, scuotendo leggermente il marito.
Dall’altra parte della porta esplose una voce familiare, furiosa:
— Aprite immediatamente, maledetti! Altrimenti sfondo tutto!
Era Irina Arkadievna, la madre di Aleksej.
Aleksej, seccato e ancora assonnato, sollevò il capo dal cuscino. Svegliarsi, per lui, era sempre stata un’impresa. Ma quella volta comprese subito chi fosse e cosa stesse succedendo.
— Jana, ho paura… — mormorò la moglie.
— Non temere, ci penso io — la rassicurò, alzandosi.
Mentre lui andava ad aprire, Jana corse nella stanza accanto a controllare che il piccolo Semën, di appena un mese, non fosse stato disturbato. Per fortuna il bimbo continuava a dormire placido nella sua culla.
La porta si spalancò e Irina irruppe nell’appartamento come un uragano.
— Ti odio! — urlò contro il figlio.
— Zitta, o svegli il bambino! — ribatté Aleksej, trascinandola in cucina e chiudendo la porta alle loro spalle.
Lì, lo scontro ebbe inizio.
Irina lo accusava di aver rovinato la vita a Katja, la figlia minore, tornata a casa dopo essere stata cacciata dal marito. Aleksej replicava freddo che sua sorella si era scelta da sola il destino, sposando l’uomo sbagliato. Ma la madre non cedeva: pretendeva che lui e Jana “rimediassero”, insinuando assurde richieste.
— Non nominare mai più mia moglie in quel modo — la ammonì Aleksej, esasperato.
Ma Irina insisteva, convinta che solo il figlio maggiore potesse salvare la reputazione e il matrimonio di Katja.
Intanto Jana, seduta accanto alla culla, ascoltava le voci soffocate dietro il muro e rabbrividiva.
Quando Irina si rivolse direttamente a lei, chiedendole “quanto voleva” per cedere il bambino, Jana rimase senza parole. Fu Aleksej a intervenire, irremovibile:
— Basta, mamma. Se osi ripetere certe follie, non ti permetterò più di entrare in questa casa.
La donna, esasperata, minacciò perfino di maledirlo, ma lui rimase fermo:
— Non credo a queste superstizioni. Adesso vattene.
Con uno sguardo carico d’odio verso nuora e nipote, Irina se ne andò. Jana tirò un sospiro di sollievo, ma suo marito sapeva che non era davvero finita.
Radici del conflitto
In quella famiglia la divisione era sempre stata chiara: Aleksej era il figlio prediletto del padre, mentre Katja era la beniamina della madre. Dopo la morte del padre, quando vennero alla luce enormi debiti, Irina non perdonò mai ad Aleksej di averle “rovinato la vita”. Katja, invece, era riuscita a sedurre un ricco uomo sposato e a diventarne moglie, assicurandosi una villa e un tenore di vita agiato.
Quando il nuovo marito di Katja iniziò a desiderare un erede maschio, lei e la madre elaborarono un piano vergognoso: fingere una gravidanza e procurarsi un neonato da far passare per suo. Ma i loro tentativi di trovare un bambino da “comprare” andarono a vuoto.
Fu allora che Jana rimase incinta, e Irina intravide la “soluzione”: appropriarsi del nipote.
Lo scontro decisivo
Quando Aleksej annunciò che Jana aspettava un maschio, Irina lo affrontò senza mezzi termini:
— Devi dare tuo figlio a Katja — disse, come fosse la cosa più naturale del mondo.
Aleksej rimase attonito, poi esplose:
— Sei impazzita? Quel bambino è nostro, non se ne parla!
Nonostante le insistenze, le offerte di denaro e le suppliche, lui e Jana rimasero fermi. Alla fine bloccarono Irina ovunque e minacciarono azioni legali.
Semën nacque sano e forte, portando felicità ai suoi genitori.
Katja, invece, vide il suo inganno crollare: il marito scoprì che non era mai stata incinta e la cacciò via senza lasciarle nulla.
Così madre e figlia si ritrovarono sole, a scontare le conseguenze delle proprie menzogne.
Aleksej, pur liberatosi da quell’assedio familiare, continuava a temere per la sicurezza del figlio. Ma una cosa era certa: non avrebbe mai più permesso a sua madre di dettare legge nella sua vita.