Una vedova con quattro figli aprì la porta a uno sconosciuto anziano, fradicio di pioggia, per offrirgli riparo. Il mattino seguente, decise di vendere la sua unica casa per un solo dollaro e giurò che non vi avrebbe più messo piede.
Angelina Gibson, trentquattro anni, se ne stava accanto alla finestra, guardando la pioggia che le rovinava la giornata. Campava vendendo fiori e uova all’angolo della strada: quel poco che guadagnava bastava appena a sfamare i bambini. Tre anni prima suo marito, Mark, era morto quando il loro quarto figlio, Robin, aveva appena compiuto un mese. Senza istruzione e senza contatti, Angelina cercava un lavoro migliore, ma ogni tentativo finiva nel nulla. Con l’acquazzone di quel giorno, perfino l’unica entrata si era dissolta.
Scrutando la via, notò un uomo anziano, immobile sotto la grondaia di un negozio chiuso, intriso d’acqua fin negli abiti. Sembrava stanco, quasi senza forze. “Poverino… perché resta lì?” pensò, stringendosi nel suo maglione logoro.
«Perché mi fissi?» le chiese l’uomo, notandola.
Angelina avvertì un moto di compassione. L’anziano appariva curato, persino distinto. “Se ha disponibilità, perché cammina sotto il diluvio? Non dovrebbe avere un’auto?” si chiese. Poi afferrò un vecchio ombrello e gli andò incontro.
«La mia casa è qui vicino. Vuoi aspettare che smetta di piovere da me?» propose, senza pensarci troppo.
L’uomo restò spiazzato da tanta gentilezza. Le sorrise, annuì e la seguì. «È questa la tua casa?» disse, presentandosi con un sorriso mite. «Joe Tyler. Piacere.»
«Angelina Gibson. Accomodati pure,» rispose lei, spolverando una sedia sgangherata.
Joe notò i bambini addormentati sul pavimento, sparsi un po’ ovunque. «Perché dormono lì?» chiese piano.
«Non hanno pranzato. La fame li ha stremati,» spiegò Angelina. «Spero che Dio non ci abbandoni. Ma prima deve cessare questa pioggia.»
Joe guardò la stanza: una televisione vecchia coperta di ragnatele, mobili consunti, pareti bisognose di mano di vernice. Una casa troppo piccola e malandata per cinque persone. Pensò alla solitudine di Angelina e alla sua fede ostinata.
Dopo un attimo di silenzio, disse una cosa che la lasciò senza parole: «Vieni a vivere da me, con i tuoi figli.»
«Cosa?» sgranò gli occhi Angelina. «Vuoi che ci trasferiamo da te? Perché?»
Joe abbassò lo sguardo. «Mia figlia è morta di tubercolosi a quindici anni. Mia moglie se n’è andata un anno dopo. Vivo solo da quarant’anni. Oggi la macchina mi ha lasciato a piedi: stavo andando dal meccanico, poi la pioggia… e te. Forse dovevamo incontrarci.»
Angelina si vergognò di averlo giudicato in un istante. Quell’uomo la chiamava “figlia” senza dirlo, ma lei lo sentiva. «Vuoi davvero ospitarci? Una madre povera con quattro bambini?»
«Parlo sul serio,» disse Joe con dolce fermezza. «Ma ho due condizioni.»
Angelina si irrigidì. «Dimmi.»
«Condivideremo la casa: io penserò alla scuola dei tuoi figli; tu, se ti va, ti prenderai cura di me come farebbe una figlia.»
Le si inumidirono gli occhi. Cresciuta in orfanotrofio, nessuno le aveva mai chiesto una cosa simile. «E la seconda?»
Joe respirò profondamente. «Domani vendi questa casa.»
«Venderla? Ma a chi? Non la vuole nessuno. È piccola, sporca, cade a pezzi.»
«So io a chi serve,» replicò lui. «E voglio che la cedi per un dollaro.»
Angelina spalancò la bocca. «Per… un dollaro?»
«C’è una famiglia poverissima che vive in un vecchio rimorchio: una madre con due bambini. Tu hai quattro figli, lei ne ha due. Offrile questa casa per un dollaro. Considerala una catena di gentilezza: oggi tocca a te, domani a lei.»
Quelle parole le sciolsero il cuore. «Va bene,» sussurrò, con un sorriso impastato di lacrime. Proprio allora la pioggia diminuì e un raggio di sole entrò di sbieco dalla finestra, rischiarando la stanza.
Il giorno dopo, Angelina fece come promesso. Andò al rimorchio indicato, porse le chiavi alla donna e disse: «Questa casa è tua. Voglio solo un dollaro in cambio.»
La donna scoppiò a piangere, incredula; pagò quella moneta tremando dall’emozione e, insieme ai figli, si precipitò a traslocare. Mentre il vecchio rimorchio si allontanava, Angelina le gridò: «Quando potrai, ricambia il favore!»
Poi raggiunse Joe con i bambini. Da quel momento smise di vendere fiori e uova per strada. I figli andarono in buone scuole, e Angelina riempì la casa di Joe di profumi di pane caldo e zuppe fumanti. Joe, ogni tanto, si commuoveva in silenzio guardandoli a tavola: “la figlia” e i “nipoti” che la vita gli aveva restituito.
Che cosa resta di questa storia?
La generosità torna sempre indietro, spesso moltiplicata. Angelina, pur nella miseria, offrì riparo; quel gesto le aprì la porta a un padre affettuoso e a una nuova casa. E l’aiuto ricevuto non si fermò a lei: vendendo la vecchia abitazione per un solo dollaro, diede ad un’altra madre la possibilità di ricominciare. Ricevere, accettare e poi restituire: a volte, la provvidenza ha proprio questa forma.
Racconto ispirato a piccole grandi vicende di vita quotidiana. Nomi e luoghi sono di fantasia; eventuali somiglianze sono casuali. Le immagini, ove presenti, hanno solo scopo illustrativo.