«Una nonna che per mesi si è occupata del nipotino senza chiedere nulla, a un certo punto ha domandato un compenso alla figlia. All’inizio lei ha accettato, ma quando è emersa la necessità di un aumento, la situazione è esplosa in una discussione accesa.
Ciao a tutti! Vorrei raccontarvi un episodio che, negli ultimi tempi, ha segnato profondamente la mia vita. Da quando mia figlia Cristina ha avuto il suo primo bambino, io sono diventata per lui non solo la nonna, ma una vera e propria tata. Le mie giornate iniziavano alle 4:45 del mattino: mi svegliavo presto e, ancora con il buio, affrontavo mezz’ora di macchina per essere a casa loro entro le 6:15. In questo modo Cristina poteva prepararsi senza fretta e arrivare puntuale in ufficio alle 7:30. Non mi è mai pesato: i sorrisi e gli abbracci del mio nipotino erano il regalo più bello.
Con lui avevo i nostri rituali: colazione insieme, giochi, cartoni animati. La nostra complicità cresceva giorno dopo giorno ed era una gioia immensa. Di solito restavo con il bambino otto o nove ore, fino a quando il papà, Grigorij, rientrava dal lavoro. Ultimamente, però, lui faceva sempre più tardi e mi capitava di trascorrere anche quindici ore consecutive lì.
Eppure non mi lamentavo: osservare mio nipote crescere, fare i primi passi, mostrare il suo caratterino… erano momenti che riempivano la mia vita di significato.
Poi, però, qualcosa è cambiato. Nonostante la felicità, le difficoltà economiche hanno iniziato a pesare. L’anno scorso mio marito ed io abbiamo affrontato seri problemi di salute, con spese mediche importanti che hanno prosciugato i nostri risparmi. La pensione tranquilla che avevamo immaginato si era allontanata. Mi sono trovata davanti a un bivio: cercare di nuovo un lavoro oppure chiedere un aiuto economico a mia figlia.
Non è stata una scelta semplice. Parlare di soldi con Cristina mi faceva sentire in colpa, ma non vedevo alternative: accudire un nipote a tempo pieno e lavorare in parallelo era impossibile. Così, una sera, mentre rientrava, ho trovato il coraggio:
— Sai quanto amo stare con lui — le ho detto con il cuore in gola. — Ma non posso più farlo gratis. Abbiamo bisogno di un aiuto per il bilancio familiare, e non voglio costringerti a cercare una babysitter.
Cristina ha capito e abbiamo concordato 100 dollari a settimana, circa 35 al giorno. Un accordo che mi sembrava equo, anche perché dichiaravo tutto per consentirle le detrazioni fiscali.
Per un po’ è andato tutto bene… finché un giorno, durante un barbecue di famiglia, Cristina ha annunciato davanti a tutti che aspettavano il secondo bambino. Ho scherzato: “Allora dovrò alzare la tariffa a 50 dollari al giorno!”.
Ma lei non l’ha presa bene:
— Adesso vuoi pure di più? — ha sbottato. — Forse è meglio che li mandiamo entrambi all’asilo!
Quelle parole, pronunciate con irritazione, mi hanno ferito profondamente. La discussione è degenerata in una lite vera e propria.
A quel punto è intervenuta Galina Sergeevna, mia suocera, che non mi è mai stata troppo simpatica ma che, in quell’occasione, mi ha difesa come una leonessa:
— Sei fuori di testa a parlare così a tua madre? — ha detto a Cristina con tono fermo. — Questa donna ha cresciuto tuo figlio gratis per un anno. Ti ha donato tempo, amore, energie… praticamente la sua vita.
Poi ha aggiunto:
— Una nonna ama i bambini in un modo che nessun asilo potrà mai fare. Nelle difficoltà, una famiglia deve sostenersi, non litigare per i soldi.
La stanza è piombata nel silenzio. Cristina aveva gli occhi lucidi. Si è avvicinata tremando e mi ha abbracciata:
— Mamma, perdonami… non mi rendevo conto dei sacrifici che facevi. Davo tutto per scontato.
Anche Grigorij, che era rimasto zitto fino a quel momento, si è unito a noi:
— Mettiamoci a tavola e parliamone insieme. Dobbiamo trovare una soluzione che vada bene per tutti e rispetti il lavoro della nonna.
Così abbiamo discusso apertamente di sentimenti, soldi e dei cambiamenti in arrivo con il secondo bambino. Alla fine abbiamo trovato un compromesso: continuerò ad aiutare, con una tariffa un po’ più alta per il maggior impegno. Ma più dei soldi, contava il riconoscimento per il tempo e l’amore che mettevo.
Quella conversazione, per quanto dolorosa, ci ha uniti ancora di più. Abbiamo capito l’importanza di sostenerci, di rispettare i sacrifici altrui e di non dare mai per scontato chi ci sta accanto.
Ora aspetto con gioia l’arrivo della mia nipotina. Non vedo l’ora di amarla come il suo fratellino e di vederli crescere insieme.
Grazie a chi ha letto la mia storia: spero che ricordi a tutti quanto sia fondamentale valorizzare chi ci vuole bene e sostenerci nei momenti più importanti.»**